Grillo non crede nel Parlamento ma nella democrazia diretta
Con la vittoria del si al referendum
abbiamo già iniziato a smontarlo, il parlamento. Caparezza, anni fa, cantava più o meno: "siamo nella Endemol Generation, perderemo il diritto di voto per avere il diritto alla nomination".
I tanti sostenitori del sì, che vedevano in questo
referendum l'inizio di una serie di riforme utili, non possono negare che
la vittoria è dovuta soprattutto non ad una spinta riformista, ma ad una
protesta assolutamente qualunquista che vede nel parlamento solo un covo di
ladri e di corrotti, la casta da mandare a casa.
Le parole di Grillo vanno proprio nella direzione che
i sostenitori del no temevano.
Democrazia diretta
È un termine suggestivo, Grillo si stupisce del fatto
che ancora votiamo con le matite copiative, nell’era del digitale, strappa un
sorriso e il consenso di chi lo ascolta e pensa “beh, effettivamente nel
duemilaventi…”, e con questo giochino vuol farci passare per progresso ed
evoluzione lo smantellamento delle istituzioni democratiche.
Democrazia diretta vuol dire un referendum a settimana (parole sue):
perfetto. Già mi immagino tutti a parlare di Mes, o di come dobbiamo
comportarci con la pandemia, o addirittura di quali siano le giuste cure per il covid, tutti
forti di una cultura da wikipedia e da tutorial su youtube.
E poi: una settimana facciamo una bella legge contro
il razzismo, sulla spinta dell’indignazione per l’ennesimo pestaggio verso un
povero ragazzino nero, quella dopo ne facciamo una contro gli immigrati perché
rubano e stuprano e ci portano il covid, che però non esiste.
Grillo a me faceva ridere, quando faceva il comico.
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