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venerdì 27 novembre 2020

Un nuovo racconto: Harold

 


Durante un laboratorio di scrittura ci chiesero di scrivere un racconto partendo da questa immagine. 

A me venne in mente la storia di Harold, che potete leggere cliccando qui a lato.

L'ambientazione mi sembrava obbligata, vista la storia che avevo deciso di raccontare, e quindi ho fatto un po' di ricerche per evitare di dire sciocchezze. Si tratta, come sempre, di un racconto imperfetto, scritto soprattutto con la voglia di imparare. 

Come sempre ad ogni rilettura subisce tagli o piccole revisioni, d'altra parte Oscar Wilde scriveva di aver passato tutta la mattina per mettere una virgola e tutto il pomeriggio per toglierla. 

Con questo non voglio certo fare paragoni improponibili, cercavo solo una citazione ad effetto per darmi un tono. Ché poi l'ho presa da una vecchia registrazione alla radio di Giuseppe Pontiggia: "Dentro la sera, conversazioni sullo scrivere", così le citazioni sono ben due. 

Va bene, la finisco qui. Comunque il racconto in qualche modo mi piace, spero piaccia anche a qualcun altro. 

Inutile dirvi che i commenti mi fanno molto piacere, spero mi facciate sapere cosa ne pensate.

Grazie

La Liggera

il link:

Harold





mercoledì 25 novembre 2020

Seconda puntata

 


Ci siamo:

l'attesissima seconda puntata è arrivata. Almeno tre o quattro persone l'aspettavano.

Stavo scrivendo il solito post di presentazione pieno di scuse e di raccomandazioni ma poi ho pensato che sarei stato ripetitivo e quindi ho cancellato tutto.

Spero che almeno vi incuriosisca.

Sfoggiando ormai una padronanza senza eguali nel gestire il blog vi metto il link di seguito, ma naturalmente lo potete trovare anche nell'elenco alla vostra destra:

Seconda puntata


Scrivetemi, se volete, e suggerite, o criticate. Vi annoia? Vi viene voglia di andare avanti a leggere? Ditemelo nei commenti.

E grazie a prescindere!


La Liggera. 

lunedì 16 novembre 2020

La prima puntata

 


Non la faccio troppo lunga. Ci siamo: la prima faticosissima puntata. 

Con tutte le premesse del caso, che se volete potete rileggere qui, pubblico oggi l'inizio di questa specie di esperimento.

Esperimento per me. Perché magari ne esistono già di queste cose, fatte anche meglio. 

Inoltre mi viene in mente, con tutte le dovute proporzioni, il romanzo di appendice che si diffuse a partire dalla prima metà dell'ottocento . Romanzi pubblicati a puntate su riviste e quotidiani.

Tanto per fare un esempio, fu pubblicato in questo modo persino Pinocchio di Collodi, il quale, pare, dovette far resuscitare il burattino, in una successiva puntata, a seguito delle numerose "proteste" dei lettori.  

E sempre così furono pubblicati "I tre moschettieri" di Dumas padre, ma anche "Guerra e Pace" di  Tolstoj o "Madame Bovary" di Flaubert. 

E la smetto, altrimenti mi passa la fantasia di pubblicare qualunque cosa.

Comunque se volete leggerla trovate a fianco il link, altrimenti potete cliccare sul titolo qui sotto:

Puntata 001.

Si capisce che ho imparato ad inserire i link?

Mi aspetto che almeno chi ha suggerito i nomi si vada a leggere la storia e mi faccia sapere cosa ne pensi in un commento! Essendo solo all'inizio per ora i personaggi sono soltanto due, arriveranno tutti gli altri, non mi abbandonate.

La Liggera 

domenica 8 novembre 2020

UNA STORIA PER GIOCARE


LA STORIA NATA SUL BLOG    

Ci siamo quasi. Sta per arrivare la prima puntata della storia nata per gioco qui sul blog.

Rispiego di cosa si tratta e faccio alcune precisazioni importanti.

Riassunto delle puntate precedenti

Il blog nasce per caso, non vi ammorberò con la solita lagna. Il fatto che sia ancora attivo dopo un paio di mesi è già, per me, una grande soddisfazione. 

Tra le  tante passioni quella che trova più spazio qui è certamente quella che riguarda lo scrivere e il raccontare.

Non so se io sia in grado di farlo e se io sia in grado di mettere sulla pagina le parole giuste per trasmettere qualcosa agli altri. 

Di certo nella mia vita ho letto tanto ma amare leggere non significa saper scrivere.

Come per tutte le cose c'è bisogno di impegno, di studio e di tanto esercizio. 

Anche se oggi ci si improvvisa qualsiasi cosa, sui social in particolar modo, sono certo che non sia il modo migliore di procedere, quindi sia chiaro che non mi sto improvvisando scrittore.

Questa non è la vetrina per mettere in mostra i miei lavori, che sono, quanto meno, modesti per numero e qualità, ma una palestra in cui fare esercizio confrontandomi direttamente con amici e potenziali lettori. 

Quindi sto studiando, seguendo corsi, leggendo libri e così via. 

E sto scrivendo, cercando di mettere in pratica quello che lentamente apprendo: sperimentando, provando linguaggi e stili differenti cercando di capire, forse quale sarà un giorno il mio, sempre se arriverò ad averne uno. 

La storia del blog

Proprio in questa ottica nasce la storia del blog. 

Nasce per caso dalla scrittura di un post precedente nel quale chiedevo, a chi avesse avuto la sventura di leggerlo, un nome e un mestiere. Questi sarebbero stati i personaggi di una storia a puntate che sarebbe nata e cresciuta in questo spazio.

Qualche disgraziato ha risposto: qualcuno divertendosi con un nome improponibile, qualcuno suggerendo anche un accenno di personalità  e qualcun altro indicando anche un pezzetto di storia. 

Partendo dal primo suggerimento ho iniziato a scrivere senza avere idea di dove andare a parare, semplicemente cercando di dare un po' di vita al personaggio per vederlo muoversi e interagire con gli altri. Sicuramente accadranno delle cose perché una storia è soprattutto azione. Le scoprirò man mano che andrò avanti. 

Alcune cose me le suggerirete voi, altre accadranno in maniera naturale, come la conseguenza di altri fatti. 

Scrivere un romanzo significa altro

Come voglio ribadire, si tratta di un esercizio che spero sia per me utile. Punto.

Sto imparando che scrivere significa sempre "riscrivere". 

Anche un semplice racconto, che semplice non è mai, viene sempre riletto e riscritto. Poi va lasciato lì, in una sorta di quarantena, per essere ripreso, dopo un tempo sufficiente, ed essere riscritto di nuovo. Più o meno. 

Ed ogni volta che rileggo un racconto, anche a distanza di molto tempo e che ritenevo finito, mi capita di sentire la necessità di aggiungere o togliere cose, e di cambiarne altre.

Questo tipo di lavoro, nel caso di questa storia, per ovvie ragioni non può essere fatto. 

Questo significa che ci potranno essere, e ci saranno, inevitabilmente incongruenze o differenze di stili. Cercherò naturalmente di seguire un filo e probabilmente giustificherò le differenze cambiando il punto di vista della storia da un personaggio ad un altro.

Insomma, mi sono messo in un bel casino. Vediamo cosa ne verrà fuori.

Ancora un paio di giorni e troverete la prima puntata qui a fianco. 

Come sempre sarò avido di commenti. Fatemi sapere cosa ne pensate, sempre. Accetto tutto: dal commento più bello al "LASSA PERDE"!

La Liggera

Suggerimento

Per tutto ciò che riguarda il "leggere", vi rimando direttamente ad un saggio di Daniel Pennac: Come un romanzo

Ve lo consiglio con tutto il cuore: è un saggio che si legge, appunto, come un romanzo e vi farà innamorare talmente tanto della lettura che dopo vi verrà voglia di divorare qualsiasi cosa.

A presto.


mercoledì 4 novembre 2020

Novità e raccomandazioni

Il blog sta crescendo pianino pianino. 

Nulla di pretenzioso. Non che mi stia vantando delle quaranta  visualizzazioni, ci sarebbe ben poco da vantarsi direi.

Semplicemente sto cominciando lentamente a capire come funziona Blogger e quindi sto dando una prima ordinata alle varie cose.

Raccomandazione numero 1

Segui tramite mail:

mi farebbe molto molto piacere se coloro che hanno letto anche soltanto uno dei post si iscrivessero mettendo il loro indirizzo mail nell'apposita casellina.

Questo vi darà l'incredibile e innegabile vantaggio di ricevere una mail ogni volta che pubblico un nuovo post. 

Ora voi vi starete chiedendo in cosa consisterebbe tale vantaggio ma non è che posso dirvi tutto io. Comunque a me farebbe piacere e magari vi scappa un sorriso o vi prende un po' di quella leggerezza di cui c'è tanto bisogno. 

Insomma: scrivete 'sta mail nell'apposito riquadro sulla destra. Quello dove è scritto: "Segui tramite mail" e poi cliccate su "submit" 

Sezione Racconti e raccomandazione 2

Subito sotto la casellina della mail, sempre qui a destra, troverete un elenco di racconti. Per ora ce ne sono soltanto due, uno brevissimo che avevo già pubblicato in uno dei primi post, e un secondo, nuovo, con il quale ho anche partecipato ad un contest. Spero di arricchire la sezione.

La raccomandazione è: leggeteli e commentateli. 

Vi piacciono? vi ripugnano? ditemelo, tanto i commenti sono moderati e se mi insultate gratuitamente non vi pubblico. Però mi farete piangere a lungo e probabilmente chiuderei tutta la baracca quindi siate teneri! Critiche costruttive, per favore.

Novità profilo facebook e raccomandazione 3 (e anche ultima)

Aureliano La Liggera, detto semplicemente "La Liggera", ha aperto questa mattina un profilo facebook e ha cominciato a chiedere amicizia un po' in giro. 

E' soltanto un mezzo per provare a diffondere il blog. Sarà più facile condividere i contenuti e magari qualcuno in più leggerà quello che scrivo.

Perché lo faccio? a parte perché mi trovo momentaneamente in quarantena dite? Dovremmo metterci a dissertare di filosofia o di psicologia e non mi sembra la sede adatta per ora. 

Quello che sta venendo fuori è che questo è un blog di racconti.

Racconti reali: storie prese dalla mia vita che mi sembra bello o utile condividere, e racconti inventati (quelli che trovate di lato) nati dalla fantasia o ispirati comunque da cose accadute davvero.

E quindi l'ultima raccomandazione è: vi è piaciuto il racconto? Condividetelo e sappiate che accetto amicizia dagli sconosciuti.

Grazie

La Liggera




domenica 1 novembre 2020

Positivo e asintomatico

Un esperienza da raccontare     


Mercoledì pomeriggio ho cominciato ad avere forti dolori dovuti, come ho poi scoperto, ad un piccolo calcolo. La sera erano diventati talmente forti che sono dovuto andare al Pronto Soccorso.

Il Pronto soccorso del Sant'Andrea, 

come suppongo gli altri, è stato diviso in due aree: una per chi ha sintomi da covid ed una per il resto. Ultimamente in questa seconda area ci sono poche persone: difficilmente si presentano per sintomi lievi e i pochi che si rivolgono al Pronto Soccorso hanno tutti problemi abbastanza seri. 

Mi hanno subito accolto, fatto gli esami necessari, dato un antidolorifico eccetera eccetera. Dagli esami ho scoperto di avere una brutta infezione in corso e quindi mi hanno trattenuto.

Una notte al Pronto Soccorso 

non è la cosa migliore che ti possa capitare eppure, avendo il tempo di guardare e di riflettere, se ne può trarre qualcosa di buono. 

Sono convinto che sono gli occhi di chi guarda a fare la differenza e mi rendo conto che queste sono state solo le mie impressioni, ma in quel posto non si può negare che ci sia qualcosa di meraviglioso. 

C'è un infermiere che scherza e strappa sorrisi, ce n'è una affettuosa e gentile che chiama tutti "tesoro" e "amore", c'è anche quella un po' più brusca e pratica che sembra avere come priorità l'efficienza. Insomma ci sono persone con il loro carattere e la loro umanità che hanno scelto un lavoro indispensabile. 

Spesso sento parlare di categorie in maniera astratta, sento dire: "gli infermieri" o "la sanità pubblica", e conseguentemente, in questi casi, ci si schiera sempre da una parte o dall'altra. Eroi o menefreghisti, funziona o non funziona. Dimentichiamo che alla base di tutto ci sono gli esseri umani. 

Li ho visti chiacchierare, in un momento di calma, ma li ho visti anche correre, veloci ed efficienti, all'arrivo di un ambulanza. E sentivo la frenesia, il suono dei macchinari con i loro bip acuti provenire dalla sala dei codici rossi. Io non so se vi è abbastanza chiaro, ma li dentro si salvano vite umane. 

Ho dormito a tratti, della notte mi è rimasto solo il ricordo di una infermiera che mi portava una copertina senza che gliel'avessi chiesta e l'orologio di un monitor che scandiva lento le ore.  

Alle cinque e trenta della mattina

Mi hanno fatto un nuovo prelievo: la situazione era migliorata. Mi hanno detto che sarei andato in reparto per monitorare il tutto, almeno fino a quando non mi fosse passata l'infezione. 

Mi hanno fatto il tampone, come da prassi di questi tempi, ed il resto della giornata è stato un'aspettare l'esito e il ricovero al reparto. Nel frattempo ho continuato la cura di antibiotico, ho usufruito di colazione e pranzo (pensavo peggio), e continuato ad osservare.

Un paziente anziano parla ad alta voce al telefono: "Me trattano bene! stamattina m'hanno portato la colazione, potevo pure sceglie, tè o latte, e le fette biscottate".

Altri due conversano di sintomi e di patologie, citando luminari ed elencando serie di ricoveri. 

Una vecchietta minuscola, coperta da una specie di copertina dorata che sembra l'incarto di un uovo di pasqua e fa il classico scricchiolio ad ogni movimento (ma che ci fa una cosa del genere in ospedale? devo chiedere), pronuncia di continuo frasi sconnesse e incomprensibili, dirette a chissà quale fantasma di un suo mondo immaginario. 

Un infermiere porta una bustina di plastica ad una signora dal peso importante, dentro c'è della pizza, da parte di sua figlia. La stessa signora dopo qualche ora chiede preoccupata se ci passano "il vitto".

E poi ogni tanto passano, in fretta, operatori nelle loro tute bianche protettive, con mascherine e visiere, che iniziano il loro turno nel reparto covid. 

L'esito del tampone

Verso le 18 arriva l'esito del mio tampone. Me lo comunica la dottoressa, è positivo. Rimango senza parole, non ho sintomi, non capisco. Sono smarrito ed un po' spaventato.

Di certo non posso stare lì e non possono mandarmi in reparto. Vengono due operatori con le loro tute bianche e le mascherine e le visiere e mi trasferiscono nell'altra ala del pronto soccorso. 

Ecco. 

Chi ha ancora dei dubbi o non crede all'emergenza, chi pensa a complotti o ad una informazione che ci vuole terrorizzare a proposito, dovrebbe passare qualche minuto qui.

Decine di letti, uno accanto all'altro, grida di dolore da più parti, lamenti e pianti. Molti sono attaccati all'ossigeno, e questa ovviamente non è la "terapia intensiva". 

E poi loro: infermieri, medici, operatori, che non so distinguere perché nelle loro tute bianche mi sembrano tutti uguali, che corrono a destra e a sinistra, veloci, essenziali.

Non voglio fare retorica, non voglio parlare di eroi e cadere nello stesso errore di cui parlavo prima: sono persone che fanno il loro lavoro, giusto. Ma un lavoro che io non avrei mai il coraggio di fare. Un lavoro che non può essere slegato dal concetto di "missione". 

Ho la fortuna di avere una sorella eccezionale che ha scelto di fare questo tanti anni fa, e so che nonostante la fatica, i turni di notte, lo stress (sommati all'avere una famiglia di cinque persone), non lo cambierebbe per nessuna ragione al mondo. 

Ho socchiuso gli occhi, cercando di guardare dentro di me per tenere un po' più distante quello che accadeva intorno. Non lo descriverò: perché non credo che io possa rendere sulla carta quello che ho provato in quel momento. 

Dopo qualche minuto una delle tute bianche si avvicina, è il medico. Ha la mia cartella, si informa sui miei sintomi. Se ho la possibilità di stare in isolamento a casa potrei continuare anche lì le mie cure.

Fisicamente mi sento bene, non ho più dolori dalla sera prima, non ho alcun sintomo a livello respiratorio. Non ho difficoltà a decidere. Dopo un ora sono fuori. 

Il ritorno a casa

Doppia mascherina, per me e mia moglie che mi è venuta a prendere, seduti distanti. Arrivo a casa, un saluto con lo sguardo ai miei figli (Grandone e Piccoletto, ve li ricordate?) e mi chiudo nella cameretta nella quale passerò i prossimi giorni.

Isolato dal resto della famiglia ma circondato dalle mie cose, con pc, tv, e una play che i miei figli mi hanno gentilmente prestato per passare queste giornate.

Continuo la mia cura e fortunatamente non ho avuto più dolori. Mi portano da mangiare fuori la porta e parliamo in videochiamata. Ci proteggiamo a vicenda.

Pensieri

La prima cosa che ho pensato quando sono entrato nel reparto covid è che fossi entrato in un girone dell'inferno. Senza giocarci tanto, è la prima immagine che mi è venuta in mente: dannati che si lamentavano nelle fiamme dell'inferno.

A ripensarci oggi mi rendo conto che non c'è immagine meno adatta. 

L'inferno evoca un qualcosa senza via di uscita, disperazione cieca.

Quello che ho visto è esattamente l'opposto: ho visto esseri umani prendersi cura di altri esseri umani, tra mille difficoltà, aiutandosi uno con l'altro, correndo, imprecando, magari anche sbuffando. 

Solo a ripensarci mi vengono le lacrime agli occhi e al tempo stesso provo un senso di frustrazione dato dalla consapevolezza di non riuscire a rendere quello che ho provato e sentito.

C'è speranza. Solo questo dico. C'è speranza. Fidatevi.


La Liggera



Nona puntata

     La nona puntata è arrivata. Continuiamo a studiare a leggere e a scrivere. Stephen King ha scritto da qualche parte che se scrivi un...