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mercoledì 9 settembre 2020

Eredità

 Un racconto: Eredità 

Mi è ancora sconosciuto il funzionamento della rete ma credo tutti ci siamo accorti che basti fare una ricerca su una cosa qualsiasi e cominceranno ad arrivarti messaggi e pubblicità su quel determinato argomento.
Poiché mi piacerebbe scrivere e qualche ricerca su questo argomento l'ho fatta, non fanno che arrivarmi proposte di corsi online sulla scrittura creativa. 
Tra gli altri, tempo fa, mi arrivò un "taccuino di scrittura" che trovai molto interessante. Proponeva una serie di esercizi da fare, uno al giorno.
Uno di questi esercizi era: "scrivi in un tempo definito" Si trattava di scrivere un piccolo racconto, completo, in 45 minuti. 
Ci provai ed uscì fuori questo. 
In 45 minuti! Mi stupii io stesso. 
Non perché fosse chissà quale capolavoro, ma perché effettivamente mi sembrava completo. Ci ero riuscito.
La pagina, il blog da cui ho scaricato il taccuino, si chiama immersioniletterarie, la gestisce una ragazza simpatica e preparata con la quale poi ho fatto uno di quei corsi on line gratuiti. il link l'ho messo il racconto è questo:

Eredità

Ci sono storie in cui le telefonate arrivano immancabilmente nel cuore della notte. Sono le telefonate che ti svegliano, quelle che fanno paura, dalle quali non ti aspetti che notizie terribili. Altrimenti perché telefonare nel cuore della notte? E poi che ora sarebbe il “cuore della notte” di preciso? Le due? Le tre?

Non è poi così importante in ogni caso perché la telefonata con cui questa storia ebbe inizio arrivò più o meno alle undici del mattino, che non ha un cuore, il mattino, o almeno io non ho mai sentito dire “nel cuore del mattino”. Comunque erano le undici, dicevamo, le undici di un martedì. Un feriale settimanale qualsiasi.

La voce mi chiese se fossi proprio io, il signor Virdis, ed io pensai che sì, ero io, e che questo sarebbe stato l’ennesimo call center il cui numero sarebbe finito in lista nera.

“Buongiorno signor Virdis, la sto chiamando dallo studio notarile Morgagni, la chiamo per convocarla in studio. Lei è stato nominato in un testamento.”

Rimasi in silenzio per un attimo, stavo pensando a cosa volesse vendermi la voce così gentile al telefono, poi provai a rispondere qualcosa, tanto per farle capire che non stava parlando con uno sprovveduto.

“Guardi, mi scusi ma non mi interessa, non compro nulla per telefono e la ringrazio, la settimana scorsa ho vinto un viaggio e sarei dovuto andare a ritiralo in un hotel qui vicino.  Oggi ho ereditato da un lontano parente, neanche fossimo a Monopoli. Non credo esista nessuno così fortunato, arrived…”

La risata sincera, per quanto almeno mi sembrasse dall’auricolare di un telefono, non me l’aspettavo, così rimasi con la frase in sospeso e attesi di sentire ancora la voce.

 

“Signor Virdis non la chiamo da un call center e non le voglio vendere batterie di pentole, sono un notaio a tutti gli effetti e la chiamo dallo studio Morgagni. Se per lei è possibile le vorrei dare un appuntamento per domani mattina alle 10. Se mi da una mail le invio tutte le indicazioni”

“Ah, ehm, sì, mi scusi, ma vede, comunque: giuliovirdis tuttoattaccatotuttominuscolo senzapuntiotrattini… chiocciola…. Hotmailpuntoit”

“Grazie signor Virdis, a domani”

“Grazie a lei e mi scusi ancora, ho parlato con…?”

“Dottoressa …..nzoni”

“Grazie dottoressa, a domani, grazie”

Danzoni? Manzoni? Perché al telefono non si capiscono mai i nomi?

Ecco, più o meno fu questa la telefonata.  Dopo tre mesi circa, dopo aver verificato su internet che lo studio Morgagni esisteva davvero e dopo tutta la trafila di pratiche che lo studio gentilmente mi aiutò a sbrigare, venni in possesso della mia eredità. Un parente di cui neanche sospettavo la conoscenza, aveva lasciato a mio nonno, e per successione era arrivata fino a me, la proprietà di un piccolo pezzo di terra in Abruzzo. Una striscia di terra di poco valore, lontano da qualsiasi centro abitato, in cui un tempo si andava a fare legna per il fuoco.

Mi domandai a lungo se quel vecchio parente avesse voluto fare un dispetto a mio nonno, più che un regalo, visto che furono più i soldi spesi tra tasse e parcelle che il reale valore del lascito.

Pensate che oggi è passato un anno da quella telefonata e ancora non l’ho visto se non in una foto satellitare. Ci sono solo alberi a quanto pare e, forse, una piccola costruzione di mattoni la cui natura mi è ancora sconosciuta.

Ad ogni modo ci vado il prossimo sabato, insieme ad Ilaria. Abbiamo prenotato in un agriturismo a pochi chilometri da lì. Ilaria sembra molto entusiasta ed è, come sempre, ottimista. Sarà che quel posto in fondo ci ha portato fortuna.

Ah! E comunque il cognome era Renzoni.  Dottoressa Ilaria Renzoni. La mia ragazza.


sabato 5 settembre 2020

Buongiorno Aureliano

È un vecchio pallino quello di usare il nome di Aureliano per un blog. Mi piacque così tanto quel personaggio che ci avrei chiamato anche mio figlio. Ma mia moglie non era d’accordo e così optammo per un più sobrio Grandone.

No, Grandone in effetti non è il suo vero nome ma è il nome con cui lo chiamerò qui se mai ne dovessi parlare in futuro. E per non fare torti citerò anche Piccoletto: ciao Piccoletto, ciao Grandone.

Aureliano, dicevamo. Per chi non lo avesse capito parlo del protagonista di Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.

Sono passati così tanti anni da quando l’ho letto che temo debba rileggerlo per ricordarmi per quale motivo mi affascinò così tanto e prometto che sarà una delle prossime cose che farò se mai questo blog dovesse resistere per più di qualche giorno.

Quello che mi è rimasto è un moto dell’anima, qualcosa che si smuove dentro ogni volta che sento il nome di Aureliano, una sentimento di affetto, di simpatia e non so cos’altro.

E comunque un nome lo dovevo scegliere così ho scelto questo. E stavolta ho fatto di testa mia, non ho chiesto nulla a mia moglie, anche perché in questo caso mi avrebbe semplicemente detto: “E chiamalo un po’ come ti pare!”

BENE! E di cosa parlare? Di tutti i miei interessi: disegno, racconti, teatro, qualche serie TV, e qualsiasi altro argomento mi verrà in mente. D’altra parte il blog è mio, decido io nome, contenuti e altro. Qualche volta interverrò su temi sociali o politici, forse.

Quando? Tutte le mattine o quasi dedicherò un po’ del mio tempo a curarlo ed anche per questo il nome di Aureliano Buendia si prestava moltissimo. Difatti con un incredibile e sensazionale colpo di genio ho usato  le mie conoscenze della lingua spagnola per tradurre Buendia in Buongiorno e scovare questo meraviglioso titolo.

Perché? Perché mi piace scrivere prima di tutto, non so quanto ne sia capace ma un esercizio quotidiano non può farmi che bene.  

Perché spesso ho necessità di dire quello che penso e non sempre questo è possibile. Con leggerezza, senza polemiche, senza prepotenza. Perché scrivendo si mettono in ordine le idee, o almeno a me così succede.

Quindi cominciamo. Mi faccio gli auguri da solo e pubblico questo primo articolo che mi serve più per vedere come funziona che altro.

Buon Inizio. E Buongiorno, Aureliano.


Nona puntata

     La nona puntata è arrivata. Continuiamo a studiare a leggere e a scrivere. Stephen King ha scritto da qualche parte che se scrivi un...